domenica 13 aprile 2008

Maggio 2007: la vita in ospedale è dura

I giorni passano e piano piano si iniziano a togliere un po’ di tubicini: prima il catetere venoso, poi il catetere per la pipì… e finalmente Giulio può tornare in braccio alla mamma e al papà e può iniziare a rimettere i suoi vestitini, fino a questo giorno era nudo oppure con il vestitino della rianimazione che lo faceva sembrare una femminuccia. La sua situazione però non cambia: piange sempre molto e spesso c’è poco da fare, le coccole non sempre lo tranquillizzano anche se tutte le infermiere ormai l’hanno preso in simpatia e fanno a gara per coccolarlo e fargli il bagnetto (suda sempre tanto). Ogni tanto gli viene la febbre, probabilmente dovuta a qualche infezione.
È proprio in questi giorni che, ritornando con la mente nel “mondo reale”, abbiamo iniziato ad interrogarci sul futuro: se la situazione non cambia cosa faremo nei prossimi mesi? Giulio dovrà rimanere sempre in ospedale a Milano? Io e Cinzia iniziamo ad essere molto stanchi e abbiamo paura di non farcela; la vita dell’ospedale è dura: si dorme poco e non ci sono tutte le comodità di casa, inoltre abitiamo abbastanza lontano e con il traffico di Milano ci vogliono ore per andare e venire da casa.
Io nel frattempo ho ricominciato a lavorare e sto con Giulio generalmente nel week-end per permettere a Cinzia di tornare a casa un pochino, durante la settimana invece viene sempre il nonno (sant’uomo!) che alla sua età ha imparato a prendere il treno e a districarsi tra le strade della grande città. Il nonno sta più di qualche ora con Giulio, permettendo a Cinzia di riposarsi un po’ o di uscire a prendere una boccata d’aria.

Cinzia riesce inoltre a mantenere il lavoro pur non lavorando realmente, grazie ad una bellissima iniziativa della sua azienda: ognuno può anonimamente donare alcune delle sue ore di ROL a favore dei dipendenti che ne hanno bisogno e così Cinzia riceve 3 mesi (o forse di più) di ferie regalate dai suoi colleghi che gli permettono in questo modo di stare accanto al suo bimbo senza preoccuparsi di altro.

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