lunedì 7 aprile 2008

La comunicazione

Senza comunicazione la famiglia muore. Quando non ci si parla più, si finisce per non avere più nulla da dirsi. Quando smettiamo di guardarci, finiamo per non vederci più. E tutto questo si fa in modo del tutto inconscio. Il peccato di omissione, così poco considerato, è il più terribile. Ciò che fa morire una famiglia, non sono i litigi, le difficoltà, la mancanza di denaro, non è neppure l’infedeltà: è l’abitudine. Quando non ci si guarda più, quando non ci si parla più, quando non si litiga neppure più.

La comunicazione permette di conservare uno degli elementi più importanti della vita familiare l’ammirazione e la stima per l’altro. È la più bella dichiarazione d’amore: «Io ti do tutta la mia attenzione perché tu sei importante per me». Se non si parla, si finisce per non vedere più il meraviglioso dell’altro. Coloro che dialogano scoprono costantemente il tesoro interiore, e l’amore rispunta a ogni scoperta. La comunicazione è l’indispensabile complemento spirituale dell’armonia fisica.

Per comunicare bisogna prendersi il tempo necessario. Fare attenzione agli ostacoli esterni: fatica, stress, televisione… Reperire i momenti privilegiati, inventare dei simboli ricchi di senso: biglietti lasciati dovunque quando ci si assenta, piccoli regali significativi.
È importante sviluppare le qualità indispensabili per comunicare: la coerenza, l’umiltà, la semplicità, necessarie per concedere agli altri il diritto di pensare, di sentire le cose liberamente. Per permettere alla moglie di dire: “Ne ho abbastanza! I ragazzi sono insopportabili”. Per permettere ai figli di esprimere il loro rifiuto della scuola, la loro paura per gli altri ragazzi o per gli insegnanti. È necessario fare attenzione ai malintesi, ai troppi dialoghi banali, al linguaggio fatto di luoghi comuni, accompagnato da gesti rituali: baci freddi e abituali, carezze che suscitano uno sbadiglio.

Ricordarsi che la comunicazione ha due chiavi: l’ascolto e la parola. Per comunicare occorrono un buon emittente e un buon ricevente. Il ricevente sa ascoltare, l’emittente sa parlare. Ma la porta della comunicazione riuscita è la volontà di accogliere, che nasce da un clima generale di apertura agli altri all’interno della famiglia. Questo porta a diventare disponibili, saper valorizzare l’altro offrendogli il tempo di ascolto che merita.
Comunicare è anche dimostrare di aver capito. Ascoltare non vuol dire tacere. Com’è difficile parlare quando non c’è risposta!
La vera comunicazione è “mettere in comune” il meglio di sé.
Per i cristiani è molto di più: è diventare specchio della comunicazione perfetta, totale, ineffabile della Santissima Trinità

tratto da un Bollettino Salesiano

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie mille per questo intervento...mi ha fatto molto pensare, anche alla mia famiglia e alla difficoltà che spesso troviamo nel comunicare.
Vi ricordo sempre nelle mie preghiere.
Cri

Grest all'Auxilium ha detto...

Grazie anche da parte mia. Comunicare non è facile quando si vive in 99. Mi ha fatto pensare a me e alla sfida del nostro mondo di oggi...