mercoledì 30 aprile 2008

Anniversario del Battesimo


Due anni fa, il 30 aprile 2006,
Giulio ha ricevuto il Battesimo!

Auguri piccolo Giulio!

martedì 29 aprile 2008

lunedì 28 aprile 2008

Torta di mele grattugiate


Ingredienti: 250g farina, 150g zucchero di canna, 100g olio di semi di girasole, sale, 100g latte, 2 mele, 1 limone, 3 uova intere, 1 bustina di lievito per dolci


Montate le uova con lo zucchero fino a quando, aggiungete l'olio e un pizzico di sale. Aggiungete poi pian piano la farina setacciata al lievito alternata al latte. Alla fine unite le mele grattugiate e mescolare bene. Aggiungete la buccia di limone.
Versate l'impasto in uno stampo (meglio uno stampo a ciambella, così cuoce meglio) e cuocete in forno caldo 160° ventilato per circa 50 min.
Sfornate e spolverizzate con zucchero a velo.

domenica 27 aprile 2008

Grazie perchè posso contare su di te

Non è l'aiuto
da parte di un amico
che ci aiuta,

ma sapere che ci aiuterà.
Epicuro

venerdì 25 aprile 2008

Preghiera di serenità

Che Dio mi conceda la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare quelle che posso cambiare, e la saggezza di distinguere tra le due.
Vivere giorno per giorno, godersi un momento per volta,
accettare le avversità come una via verso la pace,

prendere, come Lui fece, questo mondo corrotto per quello che è,
non per quello che vorrei,
confidare che Lui sistemerà tutto se mi abbandonerò alla Sua volontà.
Che io possa essere ragionevolmente felice in questa vita
e sommamente felice accanto a Lui
nella prossima, per sempre.
Reinhold Niebuhr


giovedì 24 aprile 2008

Giugno 2007: all'ospedale di Novara

Il primo impatto con il nuovo ospedale purtroppo non è dei migliori. L’edificio è più nuovo e moderno ma l’organizzazione e le persone dell’Istituto Besta sono inimitabili. A Novara sembrano molto impacciati, forse perché non hanno mai visto un caso del genere e di sicuro non vengono a prendere in braccio Giulio per fargli il bagnetto o per coccolarlo un po’. La pappa poi è veramente problematica, le cuoche del Besta lavoravano nel cucinino vicino alla stanza, conoscevano Giulio e sapevano come preparare pappe che entrassero nel sondino; a Novara tutto funziona con un sistema computerizzato di prenotazioni, ma non sono per niente preparati alla nutrizione con il sondino: la maggior parte delle volte arriva cibo che è impossibile far passare nel tubicino, le infermiere inoltre lasciano spesso fare a noi perché è evidente che non sono abituate a questa situazione, per fortuna ci siamo allenati molto nei mesi precedenti! E poi la distanza da casa ripaga questo disagio. Comunque cerchiamo di far partire subito la “macchina burocratica” che ci porterà ad un vero ritorno a casa. Durante la degenza a Novara ci mettono anche in contatto con una fisioterapista e una logopedista con cui dovremo poi organizzare incontri regolari: la fisioterapista ci mostra alcuni “esercizi” che potrebbero servire per alleviare un po’ il dolore e contenere i movimenti di Giulio; la logopedista invece, dopo una endoscopia, valuta che la funzionalità della deglutizione non è assente quindi si potrebbe recuperare… almeno qualche buona notizia.
Nel frattempo i giorni passano e la fatica si fa sentire, inoltre le stanze dell’ospedale di Novara non sono molto confortevoli per la persona che assiste il malato e questo, unito ai due mesi precedenti, non allevia certo la nostra fatica; anche in questo frangente il nonno è stato la risorsa più importante: ha assistito Giulio quasi tutte le notti permettendo finalmente a me e a Cinzia di trascorrere un po’ di tempo insieme lontani da Giulio. Dopo le richieste all’ASL e la compilazione del piano terapeutico, viene organizzata la fornitura di tutto ciò che ci serve per assistere Giulio a casa nostra: medicine, siringhe, saturimetro, aspiratore.
Il 15 giugno finalmente ci lasciano tornare a casa, dovremo tornare a Novara solo per i controlli: inizia un’altra avventura.

mercoledì 23 aprile 2008

martedì 22 aprile 2008

In coppia con Dio

Titolo: In coppia con Dio ***
Autore: Paolo Curtaz
La vita ci è data per imparare ad amare. Il senso ultimo della vita, ci rivela il Vangelo, è amare. A volte confondiamo l’amore con la felicità.
Questo libro aiuta a riflettere sulla vita di coppia, sul matrimonio, sull’educazione dei figli, sul fidanzamento… Con molto realismo e profondità l’autore affronta diversi aspetti della vita quotidiana cercando di sgombrare il campo da tanti luoghi comuni per cercare di dire qualcosa di vero e di utile alle coppie di oggi. Prende spunto anche dalla Parola di Dio, per poi andare oltre, calarsi nell’attuale contesto sociale, con le sue contraddizioni e le sue fatiche, e dare consigli che possano illuminare l’esistenza.
Parla del dono di sé e della sessualità, del rischio tradimento e di fedeltà, dell’amore secondo san Paolo e del sacramento del matrimonio, sull’essere figli e genitori. C’è n’è davvero per tutti, e di questi tempi, un testo come questo può davvero offrire risposte a tanti interrogativi e dubbi.

lunedì 21 aprile 2008

Grazie perchè sai essere paziente

La parte più importante
nella vita di ognuno di noi
sono i piccoli atti quotidiani
di gentilezza e amore.
William Wordsworth

domenica 20 aprile 2008

Uovo bazzotto nella tartelletta di patate con gli asparagi


Ingredienti: 2 uova, 1 tuorlo, 2 patate grosse, un po' di asparagi, parmigiano grattugiato, burro salato, sale e pepe.

Sbucciate le patate, grattugiatele e mescolatele ai due tuorli sbattuti con 50 g di burro fuso e il pepe. Con il composto foderate 2 stampini antiaderenti, schiacciando sul fondo e i bordi. Coprite con la carta alluminio e infornate a 180° per 30 minuti. Dopo circa 15 minuti eliminate la carta di alluminio e proseguite la cottura.
Cuocete al vapore gli asparagi per 2 minuti. Immergete 2 uova in acqua bollente a fiamma spenta per 6 minuti. Raffreddatele sotto il rubinetto, sgusciatele e immergetele per pochi istanti in acqua calda salata, mettetele poi dentro alle tartellette di patate. Finite con gli asparagi, il pepe e il formaggio grattugiato.

sabato 19 aprile 2008

La vita è un dono


...è un dono che si deve ACCETTARE, CONDIVIDERE e poi RESTITUIRE....

venerdì 18 aprile 2008

Maggio 2007: La speranza di tornare a casa

Quando facciamo presente i nostri pensieri ai medici ci rincuorano un po’: ci sono casi come quello di Giulio che possono essere anche gestiti da casa e comunque si potrebbe pensare, come tappa intermedia, un trasferimento all’ospedale di Novara che si trova a 15 minuti di auto da casa. Pur nella gravità della situazione c’è un barlume di speranza; purtroppo però bisogna aspettare che Giulio si stabilizzi un po’.
In tutti questi giorni all’Istituto Besta piano piano abbiamo imparato a gestire da soli tutte le necessità di Giulio: gestire il sondino naso gastrico, saper leggere i dati del saturimetro, sapere quando anticipare il sedativo, come fargli il bagnetto (non è per niente semplice perché non controlla più nessun muscolo e non sostiene più il capo), come posizionarlo e girarlo nel letto, quali pomate mettergli per lenire le piaghette che gli si formano e come evitare che si faccia male con i suoi movimenti (una volta si è fatto un livido sulla guancia continuando a spingere con la sua manina), come pulirgli la bocca che è sempre impastata (siccome non la usa)… insomma siamo diventati dei genitori-infermieri!
All’inizio di giugno finalmente si riesce a coordinare con l’ospedale di Novara il trasferimento. Il momento dei saluti è commovente, abbiamo tanto sperato di poter tornare a casa ma ora, dopo mesi passati insieme, si è creato un legame speciale con i medici e le infermiere e ci dispiace di dovercene andare: qualche lacrima non riusciamo a trattenerla anche perché molti nel loro cuore sanno che difficilmente rivedranno lì il piccolo Giulio. Vengono a salutarci e ci accompagnano fino all'ascensore e tutti, con le lacrime agli occhi, aspettiamo che la porta dell'ascensore si chiuda.

giovedì 17 aprile 2008

C'è vita solo dove c'è amore

C'è vita solo dove c'è amore.
La vita senza amore è morte.
La legge dell'amore governa il mondo.
Se c'è nel cuore umano un amore puro, tutto il resto segue automaticamente e il campo del servizio è illimitato.
Se si aprono le porte del cuore tutto può entrarvi.
(Mahatma Gandhi)

mercoledì 16 aprile 2008

Ridere fa bene alla salute

Ridere fa buon sangue, dice un vecchio proverbio.
Ridere fa bene al cuore, conferma un’originale ricerca scientifica appena presentata a Orlando, in Florida, all’American College of Cardiology, l’appuntamento più importante dell’anno per i cardiologi di tutto il mondo. La risata è un vero e proprio farmaco, ci suggeriscono i ricercatori, con tanto di indicazioni.

Dosaggio: una somministrazione di quindici minuti al giorno.
Effetti: miglioramento della circolazione del sangue e prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Controindicazioni: nessuna.
Una medicina che va bene per tutti, grandi e piccoli, uomini e donne.
(Tratto da un articolo del Corriere della sera)

Ridere:
1) Stimola la circolazione;
2) Aumenta l'ossigeno ai polmoni;
3) Abbassa la pressione arteriosa;
4) Rilassa i muscoli contratti.
Ridere, infatti, è un esercizio muscolare (si impegnano più di 60 muscoli ) e respiratorio, che permette un fenomeno di purificazione e liberazione delle vie respiratorie superiori. Il cuore e la respirazione accelerano i ritmi, la tensione arteriosa cala ed i muscoli si rilassano. Ridere combatte la debolezza fisica e mentale: la sua azione, infatti, causa una riduzione degli effetti nocivi dello stress.
5 risultati positivi del riso: entusiasmo, fiducia, ottimismo, gioia, apertura
5 benefici sociali del ridere: Crea il senso di appartenenza ad un gruppo, promuove la creatività, aumenta la comunicazione, rafforza l'autostima, riduce i conflitti.
Si dice che il riso abbondi sulla bocca degli stolti, ma non è vero: non si ride perché non si è capito qualcosa (come farebbe appunto uno stupido), si ride perché ridere è un modo tutto diverso di vedere la realtà. E' come se ridendo indossassimo degli occhiali che ci permettono di vedere oltre la realtà che fatichiamo a vedere solo con gli occhi. Ridere è anche una difesa. Se riusciamo ridere di quanto ci accade, significa che abbiamo il cuore libero e la mente fresca.
Recita così un poema cinese:
Se semini un sorriso, raccoglierai un sorriso.
Se pianti il riso, raccoglierai dieci volte tanto.
Se insegni agli altri a ridere, raccoglierai cento volte tanto.
(Tratto da un commento su www.beppegrillo.it)


martedì 15 aprile 2008

Se oggi nessuno ti ha sorriso...

ecco un sorriso per te:

domenica 13 aprile 2008

Maggio 2007: la vita in ospedale è dura

I giorni passano e piano piano si iniziano a togliere un po’ di tubicini: prima il catetere venoso, poi il catetere per la pipì… e finalmente Giulio può tornare in braccio alla mamma e al papà e può iniziare a rimettere i suoi vestitini, fino a questo giorno era nudo oppure con il vestitino della rianimazione che lo faceva sembrare una femminuccia. La sua situazione però non cambia: piange sempre molto e spesso c’è poco da fare, le coccole non sempre lo tranquillizzano anche se tutte le infermiere ormai l’hanno preso in simpatia e fanno a gara per coccolarlo e fargli il bagnetto (suda sempre tanto). Ogni tanto gli viene la febbre, probabilmente dovuta a qualche infezione.
È proprio in questi giorni che, ritornando con la mente nel “mondo reale”, abbiamo iniziato ad interrogarci sul futuro: se la situazione non cambia cosa faremo nei prossimi mesi? Giulio dovrà rimanere sempre in ospedale a Milano? Io e Cinzia iniziamo ad essere molto stanchi e abbiamo paura di non farcela; la vita dell’ospedale è dura: si dorme poco e non ci sono tutte le comodità di casa, inoltre abitiamo abbastanza lontano e con il traffico di Milano ci vogliono ore per andare e venire da casa.
Io nel frattempo ho ricominciato a lavorare e sto con Giulio generalmente nel week-end per permettere a Cinzia di tornare a casa un pochino, durante la settimana invece viene sempre il nonno (sant’uomo!) che alla sua età ha imparato a prendere il treno e a districarsi tra le strade della grande città. Il nonno sta più di qualche ora con Giulio, permettendo a Cinzia di riposarsi un po’ o di uscire a prendere una boccata d’aria.

Cinzia riesce inoltre a mantenere il lavoro pur non lavorando realmente, grazie ad una bellissima iniziativa della sua azienda: ognuno può anonimamente donare alcune delle sue ore di ROL a favore dei dipendenti che ne hanno bisogno e così Cinzia riceve 3 mesi (o forse di più) di ferie regalate dai suoi colleghi che gli permettono in questo modo di stare accanto al suo bimbo senza preoccuparsi di altro.

sabato 12 aprile 2008

L'uomo nel pozzo

Un uomo cadde in un pozzo da cui non riusciva a uscire.
Una persona di buon cuore che passava di là disse: 'Mi dispiace davvero tanto per te. Partecipo al tuo dolore'.
Un politico impegnato nel sociale che passava di là disse: 'Era logico che, prima o poi, qualcuno ci sarebbe finito dentro'.
Un pio disse: 'Solo i cattivi cadono nei pozzi'.
Uno scienziato calcolò come aveva fatto l'uomo a cadere nel pozzo.
Un politico dell'opposizione si impegnò a fare un esposto contro il governo.
Un giornalista promise un articolo polemico sul giornale della domenica dopo.
Un uomo pratico gli chiese se erano alte le tasse per il pozzo.
Una persona triste disse: 'Il mio pozzo è peggio!'.
Un umorista sghignazzò: 'Prendi un caffè che ti tira su!'.
Un ottimista disse: 'Potresti star peggio'.
Un pessimista disse: 'Scivolerai ancora più giù'.
Gesù, vedendo l'uomo, lo prese per mano e lo tirò fuori dal pozzo.
(Bruno Ferrero)

venerdì 11 aprile 2008

Per quando si è tristi e stanchi

Fà, o Dio
che una positività totale guidi il mio animo,
in qualsiasi condizione mi trovi,
qualunque rimorso abbia,
qualunque ingiustizia senta pesare su di me,
qualunque oscurità mi circondi,
qualunque inimicizia, qualunque morte mi assalga,
perché Tu, che hai fatto tutti gli esseri,
sei per il bene.
Tu sei l'ipotesi positiva su tutto ciò che io vivo.

(Luigi Giussani)

giovedì 10 aprile 2008

Scelte...

Oggi abbiamo dovuto scegliere! Prendere quella decisione che non vorresti mai dover trovarti a prendere.... ma se è vero che ci si abitua al dolore, come mai con l'andar del tempo si soffre sempre di più?
Oggi anche se i medici ci hanno consigliato di fermarci in ospedale con Giulio per la notte, noi abbiamo scelto di tornare a casa tutti e tre insieme. E' stata una scelta difficile ma ora che siamo a casa tutti e tre vicini so che è stata quella più giusta. Forse è inutile preoccuparsi sempre per il domani, perché ogni giorno ha i suoi problemi su cui scegliere di vivere, e domani penseremo ai problemi di domani. Dopo tutto oggi è il domani di cui ci preoccupavamo ieri...

mercoledì 9 aprile 2008

Amici


Non sempre gli amici sanno come tirati su. ...
MA….
trovano sicuramente un modo per non lasciarti cadere

lunedì 7 aprile 2008

La comunicazione

Senza comunicazione la famiglia muore. Quando non ci si parla più, si finisce per non avere più nulla da dirsi. Quando smettiamo di guardarci, finiamo per non vederci più. E tutto questo si fa in modo del tutto inconscio. Il peccato di omissione, così poco considerato, è il più terribile. Ciò che fa morire una famiglia, non sono i litigi, le difficoltà, la mancanza di denaro, non è neppure l’infedeltà: è l’abitudine. Quando non ci si guarda più, quando non ci si parla più, quando non si litiga neppure più.

La comunicazione permette di conservare uno degli elementi più importanti della vita familiare l’ammirazione e la stima per l’altro. È la più bella dichiarazione d’amore: «Io ti do tutta la mia attenzione perché tu sei importante per me». Se non si parla, si finisce per non vedere più il meraviglioso dell’altro. Coloro che dialogano scoprono costantemente il tesoro interiore, e l’amore rispunta a ogni scoperta. La comunicazione è l’indispensabile complemento spirituale dell’armonia fisica.

Per comunicare bisogna prendersi il tempo necessario. Fare attenzione agli ostacoli esterni: fatica, stress, televisione… Reperire i momenti privilegiati, inventare dei simboli ricchi di senso: biglietti lasciati dovunque quando ci si assenta, piccoli regali significativi.
È importante sviluppare le qualità indispensabili per comunicare: la coerenza, l’umiltà, la semplicità, necessarie per concedere agli altri il diritto di pensare, di sentire le cose liberamente. Per permettere alla moglie di dire: “Ne ho abbastanza! I ragazzi sono insopportabili”. Per permettere ai figli di esprimere il loro rifiuto della scuola, la loro paura per gli altri ragazzi o per gli insegnanti. È necessario fare attenzione ai malintesi, ai troppi dialoghi banali, al linguaggio fatto di luoghi comuni, accompagnato da gesti rituali: baci freddi e abituali, carezze che suscitano uno sbadiglio.

Ricordarsi che la comunicazione ha due chiavi: l’ascolto e la parola. Per comunicare occorrono un buon emittente e un buon ricevente. Il ricevente sa ascoltare, l’emittente sa parlare. Ma la porta della comunicazione riuscita è la volontà di accogliere, che nasce da un clima generale di apertura agli altri all’interno della famiglia. Questo porta a diventare disponibili, saper valorizzare l’altro offrendogli il tempo di ascolto che merita.
Comunicare è anche dimostrare di aver capito. Ascoltare non vuol dire tacere. Com’è difficile parlare quando non c’è risposta!
La vera comunicazione è “mettere in comune” il meglio di sé.
Per i cristiani è molto di più: è diventare specchio della comunicazione perfetta, totale, ineffabile della Santissima Trinità

tratto da un Bollettino Salesiano

domenica 6 aprile 2008

Ricetta per una buona giornata

Prendete due decilitri di pazienza,
Una tazza di bontà,
Quattro cucchiai di buona volontà,
Un pizzico di speranza e una dose di buona fede.
Aggiungete due manciate di tolleranza.
Un pacco di prudenza,
Qualche filo di simpatia,
Una manciata di quella piccola pianta rara,
che si chiama umiltà,
E una grande quantità di buon umore.
Condite il tutto con molto buon senso,
lasciate cuocere a fuoco lento,.
E avrete una buona giornata.

venerdì 4 aprile 2008

Un tuffo nella tv dell'infanzia


Qualche giorno fa ho sentito alla radio una vecchia pubblicità che vedevo spesso quando ero piccola e ho scoperto che il protagonista, Capitan Findus, da circa un mesetto non c'è più.
Ho trovato un filmato, ve lo ricordate????

mercoledì 2 aprile 2008

Papa Giovanni Paolo II

Voglio ricordare oggi, dopo tre anni dalla sua morte, il nostro Papa Giovanni Paolo II, riprendendo una parte del suo discorso fatto nella GMG del 2000 a Roma alla quale sia io che Zac abbiamo partecipato.

Cari amici, vedo in voi le "sentinelle del mattino" in quest'alba del terzo millennio. Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. I diversi messianismi secolarizzati, che hanno tentato di sostituire la speranza cristiana, si sono rivelati veri e propri inferni. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti.
Cari giovani del secolo che inizia, dicendo "sì" a Cristo, voi dite "sì" ad ogni vostro più nobile ideale. Non abbiate paura di affidarvi a Lui. Egli vi guiderà, vi darà la forza di seguirlo ogni giorno e in ogni situazione.

Per cambiare una lampadina

Quanti francescani occorrono per cambiare una lampadina?
Nessuno. Tirano fuori una chitarra e cantano con gioia una lode al Signore per Sorella Notte.

Quanti domenicani occorrono per cambiare una lampadina?
Uno che individua il guasto e un altro che studia le implicazioni teologiche del black-out.


Quanti benedettini occorrono per cambiare una lampadina?
Uno che ripara il guasto, uno che regge una candela a un altro che canta i salmi, e uno che trasmette ai posteri l'evento storico.


Quanti carismatici occorrono per cambiare una lampadina?
500. Tutti pregano perché il miracolo della riparazione avvenga presto.

Quanti gesuiti occorrono per cambiare una lampadina?
Uno che chiama l'elettricista e uno che versa i whisky.

martedì 1 aprile 2008

Uno dei primi "pesci d'aprile"

Il Duca di Borgogna sfidò il suo giullare dicendogli: "Scommetto che non sei capace di farmi uno scherzo senza che io me ne accorga. Anzi, guarda, facciamo così: se riuscirai in questa impresa farò di te un uomo ricco, altrimenti ti farò mozzare la testa". E gli diede tempo fino al giorno dopo. L'indomani il giullare si presentò al duca tutto tremante e gli disse: "Mio signore, fammi tagliare la testa perché non sono riuscito a pensare uno scherzo degno di te". Allora il Duca lo fece mandare al patibolo. Quando il boia levò la scure per mozzargli il capo, la folla scoppiò in una risata: al posto della scure, infatti, il boia impugnava un salame. Eppure... eppure il giullare appariva spaventatissimo, tanto che lo si vide stramazzare al suolo per lo spavento. "Che sia morto di paura?" si chiese il Duca e balzò sul palco per accertarsene. Ma quando fu accanto a lui, il giullare aprì gli occhi e ghignò: "Ti è piaciuto lo scherzo?".