mercoledì 27 febbraio 2008

Il commiato di un fratello

Sono in piedi, sul bordo della spiaggia; passa un veliero nella brezza del mattino, parte verso l’Oceano. E’ un oggetto di bellezza e io lo guardo finché scompare all’orizzonte. Qualcuno accanto a me dice: "è partito." "Partito? Per dove?" Partito dal mio sguardo, tutto qui. Il suo albero è sempre altrettanto alto; il suo scafo ha sempre la sua forza di portare il suo carico umano fino al suo destino finale. La scomparsa totale dalla mia vista è in me, non in lui. E proprio nel momento in cui qualcuno accanto a me dice: "E’ partito", altri lo vedono spuntare all’orizzonte e venire verso di loro e con una sola voce esclamano con gioia: "eccolo!" Questa è la morte. Sono soltanto passato nella stanza accanto. Rimango sempre io, e anche voi, gli stessi. Quel che eravamo gli uni per gli altri; lo siamo sempre. Datemi il nome che mi avete sempre dato. Parlatemi come avete sempre fatto. Non prendete un tono diverso o un’aria solenne o triste. Continuate a ridere di quel che ci faceva ridere insieme. Pregate. Sorridete. Pregate per me. Il mio nome sia pronunciato come lo è stato sempre, senza enfasi, senza alcuna ombra. La vita significa quel che ha sempre significato. E’ la stessa di sempre. Il filo non è tagliato. Perché dovrei essere fuori dai vostri pensieri? Semplicemente perché sono fuori dalla vostra vista? Vi attendo, non sono lontano, sono dall’altro lato della strada. Vedete? Tutto è bene.

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